– La sua superficie, le sue strade, le sue piazze
Il ghetto di Roma sorge nel rione Sant’Angelo, vicino al Teatro Marcello (teatro della Roma antica, tuttora parzialmente conservato, innalzato per volere di Augusto nella zona meridionale del Campo Marzio tra il fiume Tevere e il Campidoglio) perché la comunità ebraica nell’antichità classica risiedeva soprattutto nella zona dell’Aventino e in Trastevere. La zona comprendeva le poche vie situate fra piazza Giudea (oggi scomparsa), resti del Portico d’Ottavia e la riva del Tevere presso l’Isola Tiberina.
Il Portico di Ottavia (porticus Octaviae) è un complesso monumentale di Roma antica ed affascina i visitatori che giungono numerosi a visitare il ghetto per i suoi resti romani, medievali e rinascimentali. E’ stato edificato nella zona d Circo Flaminio in epoca augustea (146 a.C.) L’insieme monumentale sostituiva il portico di Metello (porticus Metelli) del II secolo a.C., ed era costituito da un recinto porticato che circondava i templi di Giunone Regina e di Giove Statore e di Giove Statore. Fu dedicato alla sorella dell’Imperatore, Ottavia. Ospitava luoghi di cultura, sale per spettacoli, concerti, biblioteche. Fu restaurato dopo l’incendio dell’80 e poi ancora nel 203 d.C. sotto Settimio Severo (come indica la grande iscrizione sull’architrave), probabilmente in seguito all’incendio avvenuto sotto Commodo nel 191 d.C.
La via che porta il suo nome è tra le strade più cariche di suggestioni e memorie. Costituisce una sorta di Corso del Ghetto: su di essa si aprono molteplici esercizi commerciali di prodotti tipici e ristoranti che traggono origine dalla tradizionale cucina ebraico-romanesca, con una felice sovrapposizione di immagini che offrono un caratteristico colore locale. Al civico 8/a vi è una libreria antiquaria, un archivio fotografico (dedicato alla cultura del Novecento) super specializzata in foto d’epoca, una bottega atelier d’altri tempi carica d’atmosfera velata di nostalgia. Una specie di originale antro delle meraviglie. Subito sulla destra di via del Portico d’Ottavia si apre via di Sant’Ambrogio, che prende il nome dalla chiesa edificata sulle rovine della casa paterna del vescovo, come indicato dall’iscrizione posta sulla porta di un convento. Alla fine di Via di S. Ambrogio si può raggiungere piazza Mattei. I Mattei erano tra le famiglie cristiane, le cui case erano adiacenti al Ghetto di cui avevano le chiavi dei portoni che venivano chiusi all’Ave Maria e riaperti la mattina dall’esterno. Da questa piazza si torna in via del Portico di Ottavia percorrendo via della Reginella. Secondo alcuni questo nome trae origine dal tempio di Giunone Regina, ma la tradizione più diffusa vuole che si tratti del ricordo dell’elezione della ragazza più bella del rione chiamata appunto Reginella. La strada fu incorporata nel ghetto nel 1825 nel momento in cui Leone XII volle allargare il quartiere ebraico.
Video del Portico d’Ottavia(https://www.youtube.com/watch?v=Kzl2p56RSxI&feature=emb_rel_pause)
All’angolo con vicolo Costaguti si trova la casa quattrocentesca di Lorenzo Manilio che il nobile, entusiasta della sua città, si fece costruire nel 1468 per sé e per la sua famiglia, arricchendola con un’elegante decorazione classica, ad imitazione degli splendori dell’antica Roma. Il basamento dell’edificio è cosparso di reperti archeologici, quale un frammento di un antico sarcofago. Piazza Costaguti è circondata da bei palazzi come il Palazzo Costaguti, costruito a metà 1500 da Carlo Lombardi e passato nel 1624 alla famiglia. Attraverso via In Pubblicolis e via S. Maria del Pianto si giunge a piazza delle Cinque Scole, il cui nome ricorda il palazzetto delle Cinque Scole o Sinagoghe che sorgeva in questo punto e che fu demolito nel 1910. Uno dei divieti del tempo del Ghetto consisteva nella proibizione di avere più di una sinagoga, indipendentemente dal numero degli ebrei e senza tener conto della estrema varietà di provenienze (catalani, aragonesi, siciliani e altri). La difficoltà fu in parte aggirata comprendendo all’interno di un unico palazzetto locali diversificati per i diversi gruppi. Per avere un ‘idea più diretta di come fosse il ghetto all’epoca aprire il seguente collegamento https://www.youtube.com/watch?v=LI2h2Zaw0_w
Il ponte dei Quattro Capi è detto anche “Pons Judeorum” e collega con l’isola Tiberina: anche se non faceva parte del ghetto, la presenza ebraica sull’isola è storicamente sempre stata molto importante. È utile sottolineare che qui aveva sede l’Ospedale Israelitico che ancora vi mantiene un ambulatorio nei locali del famoso Palazzo Caetani. Vi sono inoltre due piccole stanze adibite a Sinagoga dei giovani dove gli ebrei romani andavano a pregare durante l’occupazione nazista.