Nel 1889 venne indetto un concorso per la costruzione della nuova sinagoga e selezionati due progetti.
Per volontà espressa dagli ebrei romani il nuovo Tempio doveva sorgere tra i due maggiori simboli della ritrovata libertà romana: il Campidoglio, sede del Comune a fianco del quale è il monumento a Vittorio Emanuele II, e il Gianicolo, luogo delle più aspre battaglie risorgimentali e dove si trova il monumento a Garibaldi.
Altro presupposto era che il Tempio fosse grande e visibile da ogni punto panoramico della città.
Nel 1897 la Comunità ebraica acquistò dal Comune di Roma l’area tra Lungotevere Cenci e via del Portico d’Ottavia, resa libera dalle precedenti demolizioni, per la costruzione del tempio. Nel 1899 venne scelto il progetto dell’architetto Osvaldo Armanni e dell’ingegnere Vincenzo Costa, ispirato a motivi assiro-babilonesi e dell’ Art-Nouveau. I lavori, iniziati nel 1901, terminarono nel 1904 ed il 29 luglio dello stesso anno il Tempio Maggiore di Roma fu inaugurato.
Nel 897 la Comunità ebraica acquistò dal Comune di Roma l’area tra Lungotevere Cenci e via del Portico d’Ottavia, resa libera dalle precedenti demolizioni, per la costruzione del tempio. Nel 1899 venne scelto il progetto dell’architetto Osvaldo Armanni e dell’ingegnere Vincenzo Costa, ispirato a motivi assiro-babilonesi e dell’ Art Nouveau, I lavori, iniziati nel 1901, terminarono nel 1904 ed il 29 luglio dello stesso anno il Tempio Maggiore di Roma fu inaugurato.
Lo stile è un misto di Liberty e di arte babilonese, con evidente richiamo allo stile dell’epoca di costruzione e all’origine mediorientale della religione ebraica. Non presenta immagini, solo simboli: la Menorah, le Tavole della Legge, i Lulav. Nella tradizione ebraica questo termine indica un ramo verde di palma (il ramo che cresce al suo centro) utilizzato durante la festa dei tabernacoli, Sukkot. Le molteplici scritte in ebraico sono quasi tutte versetti della Scrittura che esaltano la sacralità del luogo.
Da allora la sinagoga maggiore, con la sua cupola a padiglione su tamburo quadrato, fa parte del profilo di Roma. Al suo interno sono stati conservati alcuni elementi decorativi delle antiche scole, opere dei marmorari romani del Seicento. L’Arca proviene dalla vecchia scola castigliana. Nel seminterrato dell’edificio vi è una sala dove ha sede una piccola sinagoga, chiamata Tempio Spagnolo, allestita con parte degli arredi provenienti dalle cinque scole (la Castigliana, la Catalana, la Siciliana, la Nova e l’Italiana) un tempo esistenti all’interno de ghetto.
Inoltre ha trovato recentemente sistemazione il ricco Museo ebraico, dove si svolgono mostre ed esposizioni permanenti sulla vita della comunità. Sono visibili divers indumenti della tradizione ebraica, un Aron Ha-Kodesh (armadio Sacro contenente i Sefer Torah) e un candelabro, sempre proveniente agli arredi delle famose scole.
La Roma ebraica è però più vasta dell’antico perimetro del ghetto. In tutta Roma è possibile frequentare e visitare molti templi di diverso rito – sefardita, italiano – e andare alla scoperta delle tracce dell’antica presenza ebraica anche nel foro romano o nel sito archeologico di Ostia Antica.
Nei primi anni Venti del ‘900 il Ghetto risulta ridotto nella popolazione. Tuttavia non è più solo un quartiere di artigiani e commercianti, ma anche di professionisti e di artisti.
Nel 1907 viene eletto sindaco di Roma Ernesto Nathan, ebreo di origine inglese e di tradizione politica mazziniana, per la prima volta estraneo alla classe di proprietari terrieri. Roma, cosa inconcepibile fino a poco tempo prima, aveva un sindaco ebreo e senatori e deputati ebrei sedevano nel Parlamento del Regno. Nathan pone un freno al saccheggio edilizio di Roma adottando il primo grande piano regolatore e apre alle grandi opere pubbliche, in primo luogo agli edifici scolastici.
Il 1922 è il primo anno del movimento fascista che, dapprincipio, non si presenta come un movimento antisemita; nel 1923 Mussolini incontra il rabbino capo di Roma in un clima di grande cordialità.
Nel 1930 il Ministro Bottai, a seguito del Concordato con la Santa Sede, “disciplina” le altre religioni, riducendone la libertà. Nascono così le liste nominative, che permettono al regime fascista di tenere sotto controllo tutta la comunità ebraica italiana.
Tre figure fondamentali per l’ebraismo italiano, che segnarono indelebilmente la comunità ebraica romana e la sostennero nel passaggio attraverso il vacillante secolo del Novecento:
Rav Vittorio Castiglioni (1840-1911), Rav Angelo Sacerdoti (1886-1935) e Rav David Prato (1882-1951), tutti e tre accomunati dal ruolo ricoperto come rabbini capo nella capitale,
La vita comunitaria si riorganizzava e aveva, nei primi del secolo nuovo, il suo Cantore in Crescenzo del Monte che, sorridente, annotava Gli usi de mo, ossia la soirée, la festa degli asili, e soprattutto il conseguimento della croce ambitissima di cavaliere – segno tangibile del proprio ruolo all’interno dello Stato unitario – che suscitava l’arguzia del poeta, benevolo commentatore della inconsueta smania ebraica per l’ornamento di una croce. Poi questo percorso, che appariva lineare, verso “magnifiche sorti e progressive” per un ebraismo italiano perfettamente identificato in una patria universalmente condivisa dai suoi cittadini (altre medaglie si erano aggiunte – e molte alla memoria – dopo la Prima guerra mondiale alle croci di cavaliere degli ebrei romani), si interruppe.