A Palazzo Bonaparte è in corso la mostra Van Gogh. Le opere provengono dal Museo Kröller Müller di Otterlo nei Paesi Bassi.
Se pensiamo a Van Gogh una delle prime immagini che ci vengono in mente è quel suo autoritratto con la fasciatura dovuta all’automutilazione dell’orecchio. Si, è stato un uomo disturbato. Un’anima che tendeva all’assoluto. Dei rovesci della vita prendeva su di sé tutta la colpa. Attraverso la successione di tante delusioni subite nei rapporti umani è arrivato a quel gesto. Mettere però l’accento su questa visione emozionale della sua vita rischia di farci sottovalutare tutta parte così importante della sua personalità artistica.
Il padre di Van Gogh era pastore e Vincent lo fu per poco tempo perché non fu giudicato adatto e ne fu profondamente deluso. Utilizzò per superare questo momento quelle capacità che la sua vita interiore gli offriva, lo sguardo e la vena artistica. Attraverso lo sguardo viveva le vite semplici dei poveri e le traduceva in disegni e quadri di qualità. La sua prima produzione artistica è improntata ad una austera serietà.
Per questo i soggetti che tocca sono legati alla società degli umili. Testimonia attraverso le sue opere in bianco e nero le vite faticose fatte di indigenza e semplicità.
I temi che affronta, i lavori che esegue sono ruvidi lontani dalla perfezione patinata dettata dalle Accademie e apprezzata dal pubblico. Raccontano storie dimesse semplicemente non interessanti. Sia i disegni che gli oli sono quasi monocromatici, bruni, terre, con molta attenzione ai chiaroscuri. I visi dei suoi mangiatori di patate sono fatti della stessa terra bruna che lavorano, hanno l’aspetto grossolano delle patate.
La sua sensibilità alla luce e ai colori viene risvegliata quando lasciata l’Olanda va a vivere a Parigi. L’esposizione ad una realtà nuova è un grandissimo stimolo. Diventano più leggeri anche i temi: panorami, luoghi di ritrovo, oggetti di uso comune, nature morte. Tutto permeato di luce e di colore.
Da Parigi si trasferisce nel sud della Francia, in Provenza come molti artisti suoi contemporanei, rimane comunque sempre appartato. Anche questa volta il cambiamento di ambiente, la nitidezza della luce, la forza dei colori si imprimono sulla sua retina. L’effetto che dà con il suo nuovo modo di dipingere è una luce calda, proiettata con forza, che invade la tela.
L’interno di un ristorante, 1887, resa con la tecnica del pointillisme. Van Gogh doveva di certo avere visto le opere di Seurat e sperimenta questa tecnica, rendendo con gaiezza un ambiente piacevole di vita mondana. Ma, attenzione, qui Vincent ci fa l’occhiolino infatti con orgoglio ci mostra proprio al centro della parete un suo quadro in mostra. Si tratta della collina di Montmartre con i suoi mulini a vento.
Infatti ecco che ritroviamo La collina di Montmartre dipinta nel 1886. Il panorama è reso ancora con colori neutri c’è aria e luce, un accenno di primavera, è sparita la cappa pesante dei paesaggi olandesi.
Natura morta con libri e statuetta. In un momento di apertura Van Gogh ci mette a parte di una confidenza, ci mostra quali sono i suoi gusti una statuetta classica e due libri di cui possiamo leggere i titoli. Si direbbe abbia posto la sua natura morta sotto un fonte di luce elettrica. La luce è vivida, l’immagine molto definita. I gialli e gli azzurri dominano a volte freddi a volte caldi in un bell’equilibrio che genera armonia.
Il giardino dell’ospedale di St Rémy. Dipinto durante un ricovero. Nei momenti di grande malessere non abbandonava la pittura, continuava a indagare l’uso dei colori e alla composizione dei quadri, sforzandosi di trarre aiuto dalle sue risorse interiori Questo giardino fittissimo di piante fiorite e di erbe, un poco opprimente, con i muri a sinistra che bloccano lo sguardo e il fitto degli alberi a destra che non fa intravedere altro che qualche pezzetto di azzurro, emana comunque una sua bellezza.
Il seminatore, dipinto ad Arles 1890 . Il sole calante irradia ancora con forza tutto il cielo, la fascia del grano non ancora mietuto è già in controluce, i campi arati dove il seminatore cammina sono immersi ormai nella luce azzurrina della sera. Il pittore sceglie di usare un fortissimo contrasto dei due colori primari l’azzurro e il giallo, per ottenere una sorta di esaltazione della potenza del sole. Mentre l’uomo, dando le spalle alla luce, prosegue il suo lavoro con lo stesso ritmo, completamente preso dal suo compito e ignora lo spettacolo dietro di sé.
Pini al tramonto. Van Gogh come molti artisti suoi contemporanei era stato colpito dalla pittura giapponese, che appariva nuova agli occhi degli europei. Nella composizione si dava molto spazio ai vuoti. In questo dipinto atmosferico dei pini sono ritagliati contro il colore compatto del cielo del tramonto invernale, i rami diradati, abbastanza spogli – appunto alla maniera giapponese – sono agitati dal vento. Si ha contemporaneamente l’impressione di fissità e di movimento