di Giuseppe Imbalzano
20 APR –
Gentile Direttore,
ad oggi abbiamo un numero di casi positivi attivi di oltre 1.200.000 soggetti. Ricoverati dichiarati 10600 circa (molte regioni hanno modificato i parametri di calcolo pur di risultare particolarmente virtuose). La media ricoveri/casi attivi è di 8,8 per mille abitanti con un range regionale che va da 4,6 a 25,8 casi per 1000 abitanti.
Pertanto, senza porre giudizio sulle singole regioni, appare del tutto improbabile, con una sottostima evidente di qualche regione persino di un parametro pari a oltre 5. Quindi con molti più soggetti positivi effettivi. Rt viene calcolato sui casi sintomatici. Quelli che vengono individuati.
Noi sappiamo che gli asintomatici sono coloro che diffondono più ampiamente il virus nel proprio ambiente (superdiffusori).
E il parametro principale da considerare per la gestione di una epidemia come questa è l’incidenza settimanale che dovrebbe essere assai inferiore a 100 casi settimanali (che comunque portano a 5200 casi annui in quel territorio). Abbiamo aree con oltre 1000 casi (cioè oltre il 50% della popolazione può ammalarsi in un anno e siamo arrivati a superare i 3000 casi negli scorsi mesi). Sempre molto mal contati.
“Purtroppo, in questo momento, sono dati particolarmente falsati. Ci sono parecchie persone che hanno sintomi ma si rifiutano di fare il tampone e, cosa ancora peggiore, persone che fanno il tampone a casa …positivo. Ma poi dicono che hanno l’influenza…quanta influenza in questo momento…incredibile…”. Riflessione di un operatore (Lombardia)
La dimostrazione concreta è da studi internazionali. Infatti, stando ai risultati del primo studio sistematico condotto da The BMJ sull’efficacia delle misure di salute pubblica sia individuali che multiple nel ridurre l’incidenza, la trasmissione e la mortalità da covid-19, infatti, le mascherine avrebbero un impatto del 53% nella salvaguardia della salute contro Covid
Gli ambienti confinati, e la durata della presenza nei medesimi ambienti, con la presenza significativa di operatori e utenti, è ulteriore fattore di rischio di diffusione della infezione.
La contagiosità è un grave elemento di preoccupazione delle nuove forme virali.
“L’R0 della variante di Wuhan era 2,4-2,6, qui siamo tra i 15 e i 22, cioè ogni persona che entra in uno spazio chiuso mediamente ne contagia tra i 15 e i 22. È chiaro che se queste persone sono senza le mascherine si contagiano tutti” ha ribadito Ricciardi, “come si è visto nel caso del volo Italia-India: nel tempo che le persone hanno tolto le mascherine per mangiare si sono contagiati tutti”.
Figurarsi con presenze quotidiane e ripetute in ambienti con un numero assai basso di vaccinati come nelle scuole.
“Per quanto mi riguarda le mascherine le toglierei anche a scuola soprattutto durante le ore di lezione, i bambini sono seduti al loro posto, penso che oggettivamente anche per loro si possa valutare di non metterle. Questa è la mia posizione, la posizione di Noi con L’Italia”, aggiunge il sottosegretario Costa.
Spesso per intraprendere una strategia efficace negli ambienti di lavoro si fa riferimento alle misure generali di sicurezza previste nell’art. 15 del D.lgs. 81/08. Queste, tra l’altro, prevedono la priorità delle misure di protezione collettiva rispetto a quelle personali.
Dunque a prescindere dalla differenza tra prevenzione e protezione l’obiettivo è chiaro. Bisogna rendere nulli o ridurre al minimo i rischi che sono stati valutati grazie al procedimento di valutazione dei rischi.
Il reato di diffusione delle malattie infettive
Il Titolo V del testo unico delle leggi sanitarie, denominato “Provvedimenti contro le malattie infettive e sociali”, al capo primo contiene l’articolo 260 quale norma recante la disciplina del reato di diffusione delle malattie infettive.
La prevenzione è l’insieme delle azioni ed attività che mirano a ridurre la mortalità, la morbilità o gli effetti dovuti a determinati fattori di rischio o ad una certa patologia (profilassi), promuovendo la salute e il benessere individuale e collettivo.
Mi sembra, ma vorrei sbagliarmi, che con queste azioni che vogliono essere messe in atto non si contrasti il virus ma si faciliti la sua diffusione, ed anzi si ponga una azione di contrasto a qualsiasi valutazione di azioni di mitigazione del rischio.
Anche se abbiamo automobili che vanno a 250 km all’ora il legislatore, per evitare incidenti gravi e le relative conseguenze, ha posto un limite significativo alla velocità massima indicando obblighi assoluti di comportamento.
Con i ragionamenti che vengono proposti sarebbe d’uopo che non ci fosse neanche più l’obbligo delle cinture di sicurezza in auto e solo una “raccomandazione” e che i lavoratori edili possano andare liberi di fune in fune.
Quando aumenta il rischio si deve ridurre la diffusione e peccato che l’infezione non garantisca, neanche lei, l’immunità. E che i casi di patologie cardiovascolari, polmonari e di altri organi siano in costante aumento tra coloro che si ammalano. Anche tra i giovani e gli asintomatici.
Ormai le leggi italiane, sulla sicurezza negli ambienti di lavoro, sul divieto di diffusione di malattie infettive e la stessa Costituzione sul diritto alla Salute vengono più che dimenticate.
Stiamo facendo la guerra alla prevenzione. Non al covid19. Tra mascherina e distanziamento i casi vengono abbattuti di oltre il 70%. Che peccato vedere l’Italia in queste condizioni e tante persone che si ammalano e muoiono in modo tanto sciocco e privo di motivazione e di ragionevolezza.
Non esiste restitutio ad integrum, in questi casi. Il Covid non è come una influenza.
Giuseppe Imbalzano
Medico-Già direttore sanitario (Ussl Melegnano- Asl Mi2- Ao Legnano- Asl Lodi – Ao Lodi- Asl Bergamo- Asl Mi1)
Pubblicato su Quotidiano Sanità il 20 aprile 2022
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