La ketubah (ebraico: כְּתוּבָּה – “documento”; plur. ketubot) è l’accordo nuziale ebraico.
È considerato parte integrante del matrimonio ebraico tradizionale e illustra i diritti e le responsabilità dello sposo, in relazione alla sposa. Si tratta di un contratto matrimonio per mezzo del quale il marito si impegna a sovvenire ai fabbisogni materiali della sposa (nutrimento, vestiario, dovere coniugale) e a versare alla sposa una somma di denaro ben definita in caso di divorzio.
Contrariamente a ciò che a volte si crede, la ketubah non è un atto di acquisto della donna, ma un antico mezzo –possiamo dire una vera innovazione d’avanguardia rispetto ai tempi in cui venne stipulato- che mirava a costringere l’uomo a farsi garante della salvaguardia dei diritti della donna.
Con la parola “denaro-argento”, kessèf, la ketubah vuole esprimere il “desiderio ardente”, kessìf, che l’uomo prova per la sua donna.
I rabbini nei tempi antichi insistevano affinché le coppie nuziali attuassero una ketubah quale protezione per la sposa. Sostituiva il ruolo del mohar biblico
Il mohar poteva creare a volte un problema sociale: molti giovani e potenziali mariti non riuscivano a mettere insieme il mohar in tempo per quando dovevano normalmente sposarsi. Quindi, per permettere a questi giovani di sposarsi, i rabbini in effetti ritardavano il periodo di tempo in cui la somma doveva esser pagata, protraendola a quando sarebbero stati in grado di farlo. Il meccanismo adottato era di inserire il mohar come parte della ketubah. Da notare anche che sia l’ammontare del mohar che quello della ketubah servivano allo stesso scopo: la protezione della sposa nel caso che il suo sostentamento venisse a mancare (per morte del coniuge o per divorzio). La sola differenza tra i due sistemi era il tempo di pagamento. Un equivalente secolare moderno potrebbe essere rappresentato dagli “alimenti” in caso di divorzio. Un’altra funzione svolta dalla somma di ketubah era di disincentivare il marito dal contemplare un possibile divorzio: infatti, per poterlo fare, doveva avere la somma disponibile stabilita dalla ketubah e dovuta alla moglie.
La storia dell’ebraismo italiano in particolare vanta un’antichissima produzione di ketubot artisticamente lavorate, molte delle quali oggi esposte nei più grandi musei del mondo.
Questa usanza di decorare la ketubah, sebbene sia un fenomeno sviluppatosi nell’ambito dell’ebraismo influenzato dalla cultura europea, ha ormai preso dimensioni universali: sempre più numerosi sono gli ebrei di ogni parte del mondo che cercano una ketubah originale e personalizzata in cui sigillare l’unicità della propria storia d’amore.
Nella cerimonia nuziale il rabbino completa i dettagli finali di una ketubah
In un matrimonio ebraico tradizionale, la ketubah è firmata da due testimoni e tradizionalmente viene letta ad alta voce sotto il baldacchino nuziale (chuppah). I famigliari stretti, gli amici e i parenti distanti vengono invitati a fare da testimoni alla ketubah, cosa che è considerata un onore. I testimoni devono essere conoscitori della legge ebraica e non consanguinei della coppia. La ketubah viene consegnata in custodia alla madre della sposa.
Le ketubot vengono spesso appese prominentemente su una parete di casa della coppia sposata, quale memento dei loro voti e reciproche responsabilità coniugali.
Tuttavia in alcune comunità, la ketubah viene messa in una parte molto riservata della propria abitazione, oppure non esposta affatto. Varie ragioni vengono evidenziate per questo abitudine, tra cui il fatto che il documento specifica dettagli personali e privati, o che un’esposizione troppo prominente possa causare gelosia o timori di sventure. Storicamente la ketubah specificava se la sposa fosse vergine. Nelle comunità sefardite, specifica ancora i contributi della famiglia dati alla nuova coppia e le condizioni di un eventuale divorzio; gli aschkenaziti hanno adottato l’usanza di specificare somme prestabilite per ogni matrimonio.
Secondo la Legge ebraica, gli sposi non possono vivere insieme se la ketubah è stata distrutta, perduta, o in ogni modo non disponibile. In tal caso si deve preparare una seconda ketubah (chiamata Ketubah De’irketa) che attesta come incipit e l’avvenuta sostituzione.