Il timo (Thymus con le sue due specie principali thymus vulgaris e tymus serpillum) è uno dei “semplici”, una di quelle erbe officinali che venivano studiate e coltivate nei giardini monastici nel medioevo. Ma molto prima era apprezzata dagli Egizi che la usavano per l’imbalsamazione che pur non conoscendone a fondo la ragione sfruttavano il suo alto potere antibatterico. I Greci lo assimilavano al Thìmon forza vitale, forza e coraggio, perché coloro che odoravano il suo profumo acuto erano pervasi da uno spirito ardito, anche i Romani lo credevano e si cospargevano di acqua e timo per acquistare coraggio e vigore.
Con così tanta storia alle spalle questo piccolo arbusto non delude per bellezza. Nel suo piccolo è perfetto nell’aspetto, un cuscinetto di poche decine di centimetri, denso di foglioline verde grigio profumatissime. Da giugno a settembre cambia colore ricoprendosi di piccoli fiori bianco rosato che attirano moltissimi insetti impollinatori. Ha anche un bel caratterino deciso, cresce da solo senza tante cure e si espande emettendo radici dai nodi dei rametti, nei terreni sassosi, asciutti e soleggiati dell’area mediterranea. Ma è anche gentile e riceve con gratitudine le nostre poche cure nell’orto. Abituato alla rudezza del clima si protegge dalla siccità ricoprendo i rami di tessuto legnoso. Per mantenerlo giovane e duttile d’inverno lo si pota drasticamente dandogli forma di cuscino.
Per quanto riguarda le due specie il thymus vulgaris vive prevalentemente nei luoghi aridi e presenta fusti ascendenti o eretti e fiori rosei o bianchi; mentre il thymus serpillum, chiamato così perché serpeggia, vive soprattutto nei terreni rocciosi e ha i fiori rosei con foglioline punteggiate di piccole ghiandole che contengono olii essenziali
.Proprietà e benefici del timo
Le virtù del timo sono legate alla presenza di un particolare fenolo: il timolo, potente antisettico, antispasmodico e vermifugo.
Le sue proprietà antisettiche sono conosciute sin dall’antichità e nell’”Herbario novo”, un saggio rinascimentale sulle piante medicinali, il timo veniva consigliato, cotto nel vino, per combattere l’asma e le infezioni della vescica. Inoltre, fino al primo dopoguerra, la maggior parte dei disinfettanti più diffusi era a base di timo.
Potente digestivo e carminativo, è efficace contro le infezioni alle vie urinarie e le infiammazioni dell’apparato respiratorio ed è un ottimo rimedio contro la tosse, asma, bronchite e raffreddore per le sue proprietà
balsamiche e fluidificanti.
Le caratteristiche aromatiche del timo sembrerebbero utili per contrastare il mal di testa.
A livello topico è un buon disinfettante della pelle e stimola la circolazione sanguigna svolgendo un’energica azione defatigante sul viso.
Il timo è molto efficace anche nel trattamento dei capelli particolarmente grassi: aggiungere qualche goccia di olio essenziale di timo ad uno shampoo neutro può riportare alla normalità il livello di sebo sulla cute.
Mentre decotti e infusi di timo sono usati per detergere piccole ferite e per disinfettare il cavo orale, una tisana di timo è utile in caso di tosse o per favorire la digestione.
Per preparare una tisana di timo basterà lasciare in infusione 2 grammi di foglie di timo essiccate in 200 ml di acqua bollente per una decina di minuti.
La Gelatina di Timo è squisita con i formaggi più stagionati o con quelli ovi-caprini. Delizioso l’abbinamento con il lardo o la selvaggina.
Eccovi la ricetta:
3 kg circa di mele acidule, sode e senza macchie 750 g di zucchero per ogni kg di succo di mele acqua q.b.
Sbucciate le mele e tagliatele in quarti, mettetele in una pentola, con torsoli, semi e buccia in una garza ben chiusa, e il succo di un limone. Fatele cuocere a fuoco lento in un litro e mezzo di acqua finché sono diventate tenere.
Rivestite un setaccio di metallo o di nylon con una tela sottile leggermente inumidita, appoggiatelo su una terrina di vetro capiente, versateci le mele e la garza e fate filtrare per tutta la notte il succo senza mai schiacciare la frutta.
Il mattino successivo versate il succo nell’apposita pentola e unite 750 g di zucchero per ogni litro di succo di mela e un bel mazzo di timo dentro un’altra garza ben chiusa. Fate bollire a fuoco bassissimo, mescolando sempre e controllando costantemente la densità fino a quando si è arrivati al punto di gelificazione (di tanto in tanto con un cucchiaino prendete un po’ di gelatina e fatela cadere nella pentola.
Quando le gocce cadranno giù con fatica o non si formeranno più la gelatina è pronta). Toglietela subito dal fuoco, togliete la garza col timo, e versatela nei vasetti ben lavati, asciugati e tiepidi. Chiudete subito coi coperchi di metallo a vite o con gancio metallico ed anello di gomma.
Raffreddandosi si crea una depressione nel coperchio che lo sigilla ermeticamente.
Con le mele filtrate, tolta la garza delle bucce, preparate un purè di mele facendole cuocere con 750g di zucchero per ogni chilo di mele, rimestando continuamente per non avere schizzi scottanti. Potete conservarla in vasi di vetro, come la gelatina.
A seconda di quanto succo e quanta polpa ottenete dovrete fare un po’ di calcoli! 1kg=1litro e 750 g di zucchero.
Si favoleggia che sia amato dalle fate e chi volesse incontrarle dovrebbe preparare un infuso con le sue infiorescenze. Da fare con cautela e in luoghi aperti perché sarebbe pericoloso portarne i fiori in casa!
Alcune leggende cristiane narrano che questa piantina sia stata utilizzata dalla Madonna come giaciglio nel corso della fuga in Egitto. Infatti in Germania è conosciuto con il nome di Marienbattstroth (paglia del letto di Maria). Ma viene anche associato alla divinità Freja, dea dell’Amore e della Primavera, dalle cui lacrime sarebbe nato il timo.
Un’altra leggenda famosa su questa pianta aromatica ci porta nel 1630, nella città di Tolosa durante un’epidemia di peste. Quattro ladri, scevri dal contagio e anche incuranti della morale, saccheggiavano case e cadaveri. Dopo essere stati arrestati furono costretti a rivelare perché erano immuni alla malattia. Si cospargevano di un balsamo a base di lavanda, timo e rosmarino macerati nell’aceto. Questo preparato, considerato un ottimo antisettico naturale, viene tuttora chiamato “aceto dei quattro ladri”.